GIUSEPPINA GRASSINI Del Canto più Soave e Drammatico - Inimitabile Modello di Bruno Belli (978-88-6570-589-6)
€ 30,00
GIUSEPPINA GRASSINI
Del Canto più Soave e Drammatico
Inimitabile Modello
Nativa di Varese stato di Milano
chiara per virtù, per beltà, per ingegno
di Bruno Belli
Giuseppina Grassini (1773-1850), varesina, fu un contralto tra i più celebri ed apprezzati dell’«Età Napoleonica», la cui arte trasmise alle nipoti Giuditta e Giulia Grisi ed al soprano Giuditta Pasta, stelle del «belcanto» ottocentesco. Famosa per la sua bellezza, per l’arte drammatica e per un «nuovo» modo d’intendere il canto, funzionale all’effetto scenico ed al valore drammatico-musicale, di lei parlarono molto anche le cronache mondane per la sua vita sentimentale varia e burrascosa. Amante ed, in seguito, stimatissima amica e «prima cantatrice» alla corte di Napoleone, frequentatrice intima di personaggi quali Augusto d’Inghilterra, duca del Sussex, il fratello Giorgio, principe di Galles, George Brummel, Lord Castlereagh, Wellington, ebbe una vita privilegiata, potendo così frequentare i migliori salotti milanesi, parigini e londinesi dell’epoca, grazie, soprattutto, al carattere semplice, franco ed amabile. Collega e rivale, spesso più per le cronache che non nella vita, di cantanti quali Elizabeth Billington ed Angelica Catalani, amica degli evirati Girolamo Crescentini, Luigi Marchesi e Gaspare Pacchiarotti, del brillante e vanesio Garat, dei musicisti Pierre Rode, Cimarosa, Zingarelli, Portogallo, Mayr e Cherubini, per citarne alcuni, di artisti famosi quali Elisabeth Vigée Le Brun, Jaques LouisDavid, Andrea Appiani ed Antonio Canova, di Alessandro Manzoni, di Clara Maffei, di Cristina di Belgiojoso, della famiglia Branca, dei Serbelloni, dei Litta e degli Arese, di Rossini, esaltata da Carlo Porta tra le massime glorie milanesi, riscosse grande successo presso le platee dei teatri italiani ed inglesi, dove il pubblico andava letteralmente in visibilio per le sue doti drammatiche, e vocali. «Non c’è niente di meglio di un recitativo interpretato col metodo della Grassini e l’anima della Pasta» scrive, nel 1827, Stendhal, che l’aveva conosciuta direttamente a Varese, nel 1817. Si domanda De Quincey: «Perché dovevo vedere, il sabato sera, qualcos’altro che non fosse un concerto della Grassini?» e in molti, parafrasando il Petrarca, definivano così la sua arte: «Quel cantar che nell’anima si sente», testimonianza del potere «psicagogico» delle sue interpretazioni. Amante del lusso, ma, al tempo stesso, prodiga con i poveri ed i bisognosi, Giuseppina Grassini fu donna volitiva, indipendente e risoluta, in grado tanto di cantare davanti all’Imperatore ed ai sovrani europei come di donare la propria carrozza da viaggio ai cittadini che, durante le «Cinque giornate di Milano», se ne servirono per elevare la barricata presso San Babila, assieme alle panche prese dall’antica chiesa meneghina.