Varesereport - 17 dicembre 2019
Leggi la recensione di Andrea Giacometti
Varese, Giuseppina Grassini, un volume di 600 pagine di Bruno Belli che meriterebbe più attenzione in città.
Difficile trovare, con gli odierni scuri di luna dell'editoria, un volume che visibilmente ha richiesto tanta dedizione e tanta curiosità da parte di un ricercatore del bello. Proprio così vogliamo definire l'amico Bruno Belli, giornalista ed erudito, oltre che brillante polemista, che ha da poco firmato un ponderoso volume dal titolo "Giuseppina Grassini. Del canto più soave e drammatico inimitabile modello", quasi seicento pagine per restituirci vita e bel canto di una grandissima artista, dalla vita complessa e ricca di incontri. Un volume pubblicato, con generosità, dall'editore Pietro Macchione. Non ci addentreremo nel volume, che rappresenta la prima grande biografia del celebre contralto, snodo decisivo per giungere poi all'altra grande artista del bel canto che fu Giuditta Pasta e altre (Belli giunge a nominare, punto finale della catena, anche la divina Callas). Basti ricordare che la Grassini fu indiscutibile interprete della musica italiana, ammirata da Napoleone Bonaparte (di cui poi divenne amante), ma anche stimata da grandi scrittori come Stendhal, che la conobbe personalmente, e De Quincey. Diciamolo subito: una simile opera, raffinata e di grande respiro, richiede un lettore appassionato, del canto e della bella scrittura, un genere di cui siamo spesso privi, e che si potrebbe contare sulle dita di poche mani. Tuttavia preme qui sottolineare il senso dell'opera di Belli: un'opera che ha richiesto studio appassionato, ma che costituisce anche la testimonianza viva del fatto che continua in città, come un fiume carsico, la tradizione dell'opera lirica. Non è stato un caso che all'affollata presentazione del volume in Salone Estense abbia letto alcune pagine del volume Serena Nardi, infaticabile sostenitrice del ritorno dell'opera a Varese. L'autore del volume, che conosciamo per numerosi interventi sulla cultura cittadina e non solo, ci dona il ritratto a tutto tondo della grande cantante, donna fiera e risoluta, che non esitò a far dono della carrozza ai patrioti delle Cinque Giornate di Milano per farne barricate contro gli odiati austriaci. Davvero impressionante la capacità di Belli di ripercorrere la biografia musicale della Grassini, con una precisione e una ricchezza di elementi inestimabili. Non solo: nel volume trovano spazio anche le esibizioni della cantante, le opere da lei affrontate, curiosità e aneddoti, vere "chicche" che avrebbero potuto dare vita ad un ulteriore volume. A fare da "ciliegina sulla torta" un apparato iconografico straordinario, che rende il volume ancora più piacevole. Un'opera, quella di Bruno Belli, che in una città come la nostra avrebbe meritato più attenzione, più enfasi da parte di media e istituzioni, che avrebbero dovuto festeggiarlo come un "parto" fuori dal comune di cui andare fieri in una città che spesso si vanta, per bocca dei suoi amministratori, di essere "patria della cultura". Auspichiamo una prossima risipiscenza, da questo punto di vista. Ma, diciamola tutta, in proposito restiamo piuttosto pessimisti.
