Tutto quanto connesso con l’affondamento del Titanic affascina ancora: è vitale scoprire anche il lato umano di quella storia. La storia di William Nutbean è solo una delle tante, è la storia di un mascalzone vittoriano che si trovò al centro di uno dei più conosciuti disastri marittimi in tempo di pace. Fortunatamente per Nutbean, la sua vita si estendeva ben oltre quel 15 aprile 1912. Per oltre millecinquecento altri, questo invece era il punto in cui le loro storie finivano, ma ciò non significa che le loro vicende non dovrebbero mai essere raccontate.
Nutbean aveva avuto un’infanzia piuttosto indigente, in un contesto brutalmente periferico e limitante, a diretto contatto con la promiscuità della malavita. Prigioniero di un paradigma fatto di risse e coltelli, gavette piene solo di fagioli. Un ambientato nei sobborghi di Southampton, tra piazze e vie, e di criminalità che, nel tentativo di emergere da quello squallore, aveva cercato delle scorciatoie, indotto dalla innata spavalderia. Dettagli che gli facevano vedere la realtà solo in bianco e nero. Talvolta però il destino, o forse qualcosa di più, cambia le carte in tavola. La notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 avrebbe cambiato per sempre William Nutbean, che alla fine aveva capito che esiste sempre la possibilità di mutare ruolo.
Claudio Bossi, scrittore e storico, tra i più qualificati esperti internazionali della storia del Titanic, è autore di diversi volumi. Per Macchione Editore ha pubblicato: Io e il Titanic (2018), Il picasass sopravvissuto al Titanic - La storia di Emilio Portaluppi (2019) e Margaretha Frölicher-Stehli, Germignaga e il Titanic (2021).