Gli esseri umani si aggrappano alla realtà con la forza di chi crede di poter toccare con mano qualcosa di concreto, tangibile, incontrovertibile. Troviamo conforto proprio nella banalità di ciò che diamo per scontato, che ci rassicura con la sua costanza, la sua prevedibilità. Ma cosa succederebbe se invece la realtà che crediamo di conoscere assumesse all’improvviso dei tratti ben diversi dalle confortanti convenzionalità a cui siamo abituati? La risposta a questa speculazione si trasforma in una serie di racconti tanto sorprendenti quanto inquietanti, tanto ingegnosi quanto surreali. I protagonisti sono costretti a fare i conti con una realtà altra, ben diversa da quella che ci viene insegnata, e che tuttavia è in grado di guadagnarsi prepotentemente un proprio spazio all’interno delle loro vite, tanto presente da far nascere infiniti dubbi. Perché cosa, in fin dei conti, possiamo definire reale? Forse, l’unica verità incontrovertibile i protagonisti di questo intenso intreccio di rapporti e situazioni la trovano negli spazi e nei paesaggi selvaggi della Valgrande, quella reale e quella che ci costruiamo attorno.
Nato a Monterotondo (Roma), Romano Morlotti ha abitato a Laveno (Varese), luogo di nascita e residenza paterne, dalla prima infanzia a 27 anni. Data la formazione di base tecnico-scientifica in chimica, ha svolto attività di ricerca presso istituzioni internazionali europee. Spinto da interessi umanistici, nel frattempo si è laureato in filosofia. È autore e coautore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, e di alcuni saggi di carattere filosofico. Sposato con Johanna, austriaca, vive in Liguria.