Paolo era una vera istituzione in città, come il negozio che ne è immagine e somiglianza. Carù, lo sanno tutti è un esercizio tra i più riforniti al mondo: ma per chi è della zona, è di più. È un punto di riferimento socio culturale. Un luogo fisico e metafisico. Dove le note musicali, l’odore del sigaro e la cultura che traspira dagli scaffali e dalle mensole crea un mix inebriante che rende unico quel posto in piazza Garibaldi. La mia generazione, molto meno delle precedenti per via dell’evoluzione della discografia, ha vissuto questo negozio, però tutti ne abbiamo memoria in famiglia; e nel mio piccolo, in un momento di esplorazione della musica sono finito lì per comprarmi un vinile di Syd Barrett che non si trovava in CD, The Madcap Laughs. Non si trovava, ma lì c’era. Come c’erano i VHS dei concerti dei Queen, o i singoli degli Oasis. Non c’era internet, non c’era Amazon, non c’era Spotify, ma lì c’era tutto o comunque, se mancava qualcosa, Paolo lo faceva arrivare dagli States o da Londra in un paio di giorni. Dietro il suo bancone, che tutti abbiamo in mente, appariva burbero. Ma forse quel bancone era la corazza di una persona sensibile, che poi era disponibile ad animarsi per un argomento di musica o a farsi in quattro per chi aveva bisogno. Schivo, anche di fronte a musicisti a cui era legato e con cui aveva ottimi rapporti. Ricordo quando nel 2017 riuscii a portare Davide Van De Sfroos in città e, prima di farlo esibire al Teatro Condominio, Davide Bernasconi (il vero nome dell’artista) volle a tutti i costi suonare di fronte al negozio di Paolo che in quel pomeriggio aveva organizzato il Record Store Day, un ritrovo di band emergenti. Paolo sembrava quasi intimidito dal fatto di essere considerato lui la celebrità da parte del cantante laghé. Tutti abbiamo l’ambizione di essere ricordati anche solo per un affetto o per quello che abbiamo realizzato: ecco, Paolo Carù ci è riuscito. Ha saputo creare qualcosa di importante. La speranza oggi è che il suo negozio rimanga, anche per le future generazioni, un punto di riferimento e di testimonianza di Paolo e di Anna: non solo un luogo iconico da ricordare con nostalgia. Buon viaggio Paolo.
Andrea Cassani, sindaco di Gallarate