Nel tempo finito
Romanzo di Gian Maria Ferrario
“Quasi d’improvviso avvertii con commozione che in quegli occhi riconoscevo finalmente il primo mare della mia infanzia, così come l’avevo visto passare sotto il finestrino di una carrozza di seconda classe.”
Non è una storia d’amore convenzionale ciò che unisce indissolubilmente Maurizio all’esoterica figura di Selvaggia. È un rapporto che si gioca tutto su una scacchiera composta di sottili emozioni, sguardi sospesi, lunghi silenzi e logoranti attese, nella continua incertezza di chi dei due dovrà compiere la prima mossa. Una partita, se vogliamo, con un unico giocatore, i cui contorni si mantengono indecifrabili sino all’ultimo, per delinearsi solamente al momento dell’epilogo, in un finale imprevisto. Sulla trama di un sogno che non si avvera, di un sentimento a lungo quasi appena accennato, inafferrabile, struggente e travolgente, si sviluppa un racconto delicato in cui si avvicendano riflessioni che spaziano dalla complessità dei rapporti umani al senso etico della vita, dalla ricerca interiore della vocazione per la quale si è realmente nati al frustrante timore di sopravvivere nella quotidianità.
Gian Maria Ferrario (1948- 2009), avvocato affermato nella vita di tutti i giorni, è stato artista poliedrico e poeta per connotazioni naturali. Si può dire che il destino, come sovente accade, abbia alla fine scelto per lui, incerto nel dismettere la toga a vantaggio di ciò che più intimamente amava. Questo romanzo inedito, che va a collocarsi in una dimensione chiaramente autobiografica, è piena dimostrazione del talento dell’Autore, qui al suo esordio in ambito narrativo