Nel mite tempo che cade
Poesie
di Arnaldo Bianchi
E’ “mite” il suo tempo poetico. Cade, ma non fa rumore. Sembra arrivare come per incanto da un altrove che ci attraversa e ritorna, “come un suono dell’eterno”. E allora si vive tra la terra e il cielo. Se il limitare della notte è “soglia e confine della luce” è forse allora il tempo a dare la dimensione e la sostanza delle cose, nella percezione di una vita vissuta “in limine”?
Anche in quest’ultima raccolta poetica di Arnaldo Bianchi, che prosegue un percorso da lungo avviato, dove non manca la continuità di temi e di stile, ogni pensiero è sempre filtrato da un’emozione, da un’intelligenza d’amore, sintesi di mente e di cuore... I suoi messaggi sono musiche, parole, rumori, silenzi, racchiusi in una “epigrammaticità assoluta, aspra, grandiosa” come scrive di lui Giorgio Barberi Squarotti, uno dei maggiori critici letterari italiani.
E’ consapevole di quanto preziose e rare siano le parole come solo un poeta sa essere, parole che “scivolano e non sono lacrime/scorrono e non sono fiume”.
Francesca Marcellini
Monforte d'Alba, 7 agosto 2013
Caro Bianchi,
leggo qui, nel mio paese, dove trascorro l'estate, la Sua nuova raccolta di versi, ed è il migliore accompagnamento delle giornate lente e quiete. la Sua poesia è luminosa e armoniosa, di una pura e incantata liricità. Ammiro paesaggi, stagioni, visioni, sogni, apparizioni, con, a tratti, il trasalimento di pene e dolori e riflessioni immalinconite.
Grazie del dono. Con i più vivi auguri e saluti,
Giorgio Bàrberi Squarotti