Il suo impegno pubblico era durato appena vent’anni, il mitico tempo di una primavera umana, ma era stato di un’intensità e di una profondità tali da far pensare che forse egli era consapevole di non poter buttare via neppure un’ora del tempo che gli era stato concesso.
Il 6 febbraio del 1962, a causa di un tragico incidente stradale, perdeva la vita Enrico Tosi.
Le pagine di storia tracciate dal professor Pietro Macchione ci testimoniano non solo la vastità degli interessi e degli interventi da lui realizzati, ma soprattutto il senso del dovere, la passione sociale e civile, la fede, la lungimiranza politica e imprenditoriale, con cui egli portò avanti la sua opera.
Prendendo le mosse dalla giovanile esperienza nell’Azione Cattolica, Enrico Tosi fu parte attiva della Resistenza. Ciò lo portò in rapida successione ad essere segretario provinciale della Democrazia Cristiana, consigliere comunale a Busto Arsizio, membro della Costituente, deputato nelle due successive legislature repubblicane, relatore di importanti disegni di legge, parte attiva nel promuovere i primi organismi comunitari europei.
Ma soprattutto egli fu bustocco, autentico figlio di questa laboriosa e concreta città. Nelle sue scelte grande peso ebbero le condizioni di vita dei suoi concittadini, in particolare degli strati più popolari.
E nel contempo, guardando con lungimirante chiarezza al futuro, egli seppe coniugare a questo aspetto sociale tutta una serie di progetti che miravano a fare della sua Busto un città più strutturata nei servizi e nelle infrastrutture, riordinata sotto il profilo urbanistico e viabilistico, benestante e moderna.
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