Introduzione, traduzione e note di Francesco Buscemi
Siciliano di Niscemi, Francesco D’Agostino (1930-2002) si stabilisce negli anni Cinquanta a Venegono, in provincia di Varese, lasciandosi alle spalle la magra vita del contadino a giornata e il duro lavoro dei campi.
Migrante tra i migranti, nella sua valigia di cartone porta con sé un prezioso tesoro: la poesia. Un’arte coltivata dapprima da autodidatta, nelle pause, tra il silenzio e le letture, poi grazie alle conversazioni con Mario Gori, rinomato poeta del Novecento, suo amico e suo primo, vero maestro.
D’Agostino poeta dell’Italia popolare, dialettale, neorealistica del secondo dopoguerra. Una poesia-racconto, così la definisce Salvatore Buscemi che, tra le altre, ha curato questa pubblicazione. Una poesia da cui scaturisce una forza espressiva capace di fare rivivere interminabili giornate di zappa, di fatica contadina e di salari di fame. L’occhio sempre vigile del padrone, il canto notturno del carrettiere,le donne immerse in un’aura da fiaba: queste e molte altre le suggestioni che la poesia di D’Agostino è capace di regalare ancora una volta al lettore.