Libro che si nutre di contrapposizioni questo “Stabilimento di Borgostinto”.
Su di una scena ugualmente divisa e condivisa, i due mondi degli Eletti, i manager, e degli Inferiori, gli operai, sembrerebbero destinati a non incontrarsi mai, se le leggi del sistema produttivo non li obbligassero a un contatto continuo, giornaliero, generatore di dinamiche complesse e difficilmente comprensibili a chi ne sia estraneo. I racconti, solo in apparenza montati come storie singole, in realtà sono così intrecciati e coesi da costruire un corpus unitario, figli tutti di un’unica idea, nella loro riuscita rappresentazione di un quadro in cui l’uomo non solo è visto, e valutato, come elemento di produzione (e sarebbe storia vecchia), ma viene colto nella debolezza che gli deriva dal trovarsi dalla parte sbagliata nell’attuale mondo (e questa è storia più recente) dei manager premiati non dall’esercizio della professionalità, ma dalla scaltrezza e dal culto della propria immagine e del profitto personale al di sopra di tutto e di tutti. E dalla medesima idea nascono il sarcasmo e il paradosso prevalente nella rappresentazione degli Eletti e il tono minore, divertito e disincantato, degli Inferiori. La tragedia c’è, ma sta nell’accadere stesso dei fatti, non nel linguaggio dell’autore che, a tratti, lo vela di mestizia e di un accorato senso d’impotenza.
Una scelta stilistica comprensibile, considerando che Bramani Araldi ha alle spalle una storia letteraria come poeta.
Annalina Molteni - scrittrice
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